Sei anni fa un terremoto e le migliaia di scosse che ne seguirono rasero al suolo il comune del Reatino. Insieme a esso Accumoli, che di quella terribile scossa fu l’epicentro, oltre a una larga parte delle loro frazioni. I cantieri e le gru ci sono, i lavori vanno avanti, ma percorrendo le strade di montagna che attraversano il territorio si nota una ferita non rimarginata. Anche se non c’è più il grosso delle macerie, alcune frazioni, ormai disabitate, sono rimaste tali e quali. Un processo lento, quello della ricostruzione di Amatrice e degli altri comuni limitrofi, che sembra ripercorrere una storia già vissuta: L’Aquila. Tra interventi privati e lavori pubblici, la ricostruzione è ancora in alto mare.
Riportiamo la cronaca di quelle ore tratta dalla rivista dei vigili del fuoco NOI
Sono le 3,36 del 24 agosto quando una lunga, violenta scossa di terremoto devasta i paesi dell’Italia centrale a cavallo tra Lazio, Marche, Umbria e Abruzzo. È un evento che nel nostro Paese si ripete ciclicamente e che,pertanto, il Corpo nazionale è preparato ad affrontare.
L’allarme scatta immediatamente. I primi Vigili del Fuoco raggiungono i principali centri colpiti in poco più
di mezz’ora e sono già diverse decine quando l’oscurità della notte ancora non consente di percepire appieno
l’entità della tragedia. Poi, in poche ore, diventano centinaia fino a superare le mille unità a 24 ore dalla prima
scossa.
Appartengono alle colonne mobili regionali e sono del tutto autosufficienti sia sul piano logistico, con moduli
di supporto completi di tutti i servizi, che per le telecomunicazioni, disponendo di mezzi di trasmissione sa-
tellitari e di personale specialista. Provengono dal Veneto e dalla Calabria, dalla Liguria e dalla Puglia, dalla
Lombardia e dalla Campania e da tutte le altre zone dell’Italia. Hanno la stessa formazione professionale, im-
piegano procedure operative uniformi e dispongono dei medesimi mezzi e attrezzature di soccorso, così che
basta una stretta di mano e uno sguardo negli occhi per essere pronti a lavorare insieme, in un’unica squadra.
E’ questa la forza di un Corpo nazionale.
Molte zone, tuttavia, sono difficilmente raggiungibili, ci sono strade interrotte da frane e con ponti danneggiati
dalle scosse. Ecco allora che la decisione strategica di mettere in campo una componente altamente speciali-
stica del Corpo diventa determinante per il successo delle operazioni di soccorso. Otto elicotteri confluiscono,
alle prime luci dell’alba, nella zona dell’epicentro facendo la spola tra i centri più colpiti: accompagnano le
squadre di soccorritori e recuperano i feriti da trasportare presso gli ospedali di riferimento.
Intanto i Vigili del Fuoco lavorano incessantemente, scavano con le mani quando necessario, con il cuore, ma
in questi eventi conta molto anche la professionalità di cui sono detentori. Sono le squadre USAR, addestrate
per affrontare operazioni di ricerca e salvataggio sotto macerie, utilizzando metodologie altamente evolute
per la localizzazione e l’estrazione delle vittime ed attrezzature all’avanguardia quali geofoni, robot, termo
camere. Il loro lavoro procede in sinergia con le unità cinofile e i gruppi operativi speciali (GOS) provvisti di
macchine operatrici. Anche grazie al loro prezioso contributo i Vigili del Fuoco riescono a salvare 241 persone
intrappolate tra le macerie, e a ritrovare centinaia di corpi restituiti ai familiari.
Non è ancora terminata la fase di ricerca dei dispersi che i tecnici dei Vigili del Fuoco sono al lavoro per il
censimento delle criticità strutturali che consente di delimitare le “zone rosse”, individuare le priorità e pro-
grammare gli interventi di messa in sicurezza. Sono ingegneri e architetti del Corpo che, anche con l’ausilio
di personale esperto in topografia applicata al soccorso, elaborano una prima “mappatura” speditiva del ter-
ritorio, di fondamentale importanza per la sicurezza degli stessi soccorritori e per il lavoro futuro di tutte le
componenti del sistema di protezione civile scese in campo. L’impiego diffuso dei droni consente, inoltre, di
ottenere rapidamente il rilievo fotogrammetrico delle zone sorvolate, da cui poi vengono elaborate le mappe catastali fotografiche dei paesi distrutti, oltre a fornire innumerevoli immagini riprese anche dall’interno degli
edifici pericolanti. A questo punto subentra il nucleo interventi speciali dei Vigili del Fuoco per la progetta-
zione e la realizzazione delle contromisure tecniche necessarie: opere provvisionali, che nei casi più complessi
richiedono il contributo del personale che impiega tecniche SAF (speleo, alpino, fluviale), demolizioni par-
ziali, smontaggi controllati e recuperi, d’intesa con i rappresentanti del Ministero dei beni e attività culturali
qualora si tratti di manufatti pregevoli per arte o storia.
Ogni attività è documentata dalla struttura dei Vigili del Fuoco deputata alla comunicazione in emergenza,
con operatori video che fin dalle prime ore vengono distribuiti nell’area del cratere per raccontare con le
immagini il lavoro che si sta facendo, realizzando un gigantesco archivio cui attingere per la formazione
del personale, per pianificare interventi successivi e da mettere a disposizione dell’Autorità giudiziaria per
le indagini.
Una macchina complessa che si è messa in moto e continua ad operare grazie alla costante attività di piani-
ficazione, indirizzo e coordinamento svolto dalla Direzione centrale per l’emergenza e il soccorso tecnico e
dal Centro operativo nazionale dei Vigili del Fuoco, che opera come cabina di regia permanente.
Sono trascorse poche settimane da quel terribile evento e nel ricordare quello che è stato finora il grande
impegno dei Vigili del Fuoco, risalta senz’altro l’elevato livello di specializzazione e di ingegnerizzazione
raggiunto nell’attività di soccorso.
Nei giorni scorsi, osservando i Vigili del Fuoco impegnati nell’opera di soccorso, ho avuto un’ulteriore
conferma dell’alta professionalità di ogni squadra e sezione speciale. Sono apparsi ai miei occhi come
ingranaggi di un orologio sofisticato che si muove con perfetto sincronismo. Il Corpo nazionale, fin dalla
propria istituzione, ha curato l’aggiornamento professionale americano e l’innovazione tecnologica e, per
perseguire questo obiettivo, ha sempre mantenuto uno stretto rapporto con il mondo scientifico e universi-
tario. Gordon Stanley Brown, un illustre ingegnere e professore, definì l’ingegneria come “l’arte organizzata
dei cambiamenti tecnologici che opera nell’interfaccia tra scienza e società”.
Ma di fronte ad una tragedia come quella che ha colpito le popolazioni dell’Italia centrale, l’ingegnerizza-
zione del soccorso, l’ottimizzazione dei processi, l’impiego di nuove tecnologie non sarebbero sufficienti
se disgiunti da elevatissime doti umane di cui, ancora una volta, le donne e gli uomini del Corpo hanno
dato testimonianza. I Vigili del Fuoco sono entrati nelle vite dei terremotati; lo hanno fatto condividendo
con loro la gioia per un salvataggio, partecipando al loro dolore per i corpi recuperati ormai senza vita; lo
stanno facendo accompagnandoli in quello che resta delle loro case alla ricerca di un ricordo o di documenti
importanti. Lo faranno ancora, nei prossimi mesi, restando al loro fianco fin quando non saranno ripristinate
le condizioni di sicurezza e la vita potrà riprendere una parvenza di normalità.
Sono questi i valori e i principi che, da sempre, ispirano i Vigili del Fuoco!