Pur essendo spesso denominate “efflorescenze”, le concrezioni calcaree non derivano da una semplice soluzione di sali solubili, bensì dalla trasformazione di calcari insolubili ad opera di acque debolmente acide (tipicamente pioggia ricca di CO2 e possibilmente altre anidridi, o addirittura acqua utilizzata nella costruzione). Questo processo avviene anche grazie alla presenza di calce libera nella matrice cementizia, che successivamente si converte (o ri-converte) in carbonati di calcio insolubili una volta raggiunta la superficie e avvenuta l’evaporazione dell’acqua.
In questo esempio è la calce contenuta nella malta di allettamento della copertina del parapetto a produrre, disciolta dall’acqua meteorica
nei primi periodi dal suo completamento le colature di calcare. Presumibilmente il processo di formazione delle concrezioni è esaurito.
Il deterioramento si manifesta attraverso la formazione di depositi biancastri coerenti e aderenti alle superfici, che sono fragili e porosi. Questi depositi si sviluppano su pareti, parapetti, sotto coperture o lungo i bordi verticali di balconi. Solitamente, tali depositi seguono il percorso dell’acqua (colature) lungo superfici verticali o nei punti in cui si stacca una goccia, formando persino piccole stalattiti.
Le infiltrazioni d’acqua attraverso la soletta di una copertura possono dare origine a incrostazioni calcaree. Nel contesto in esame, una soletta laterocementizia fungente da copertura di un balcone svolge anche la funzione di canale di gronda della copertura piana dell’edificio. Il problema può sorgere quando l’impermeabilizzazione non è completa, causando accumulo d’acqua che può percolare attraverso le porosità della finitura e depositare calcare sulla superficie.
Le incrostazioni calcaree sono riconoscibili dalla deposizione di cristalli di calcite che formano depositi consistenti, ben aderenti alle superfici (esclusi rivestimenti plastici o smalti), di colore bianco (talvolta giallo o rosso se presenti altri sali) e reattivi all’acido cloridrico con effervescenza.
Per prevenire il problema in fase di progettazione, è essenziale progettare i dettagli costruttivi in modo che l’acqua raccolta dalle superfici inclinate sia deviata senza bagnare le pareti adiacenti. In cantiere, è fondamentale evitare che l’acqua raggiunga le pareti durante la realizzazione delle finiture o della struttura stessa.
Incrostazioni calcaree prodotte da infiltrazioni di acqua attraverso la soletta dello sporto di copertura: nel caso in esame, lo sporto, una soletta laterocementizia rastremata, oltre a fungere da copertura del balcone sottostante, realizza il canale di gronda della copertura (piana) dell’edificio. Il canale di gronda è delimitato verso l’esterno da una soglia realizzata in elementi in pietra naturale; ovviamente la tenuta
non è assicurata in corrispondenza dei giunti di testa tra gli elementi, nonostante la sua successiva impermeabilizzazione (provvisoria).
Le immagini associate a questo testo descrivono diversi scenari di formazione di incrostazioni calcaree su superfici quali pareti, parapetti e balconi, e forniscono esempi di come queste incrostazioni si sviluppano in relazione a condizioni specifiche, come impermeabilizzazione inadeguata o fessure nei rivestimenti.