Fiamme e paura ieri a Milano. La quiete di una tranquilla domenica pomeriggio di ritorno dalle ferie, con la città ancora semideserta, è stata spezzata poco dopo le 17.30 da un devastante incendio che ha divorato in poche ore un grattacielo e solo per miracolo non ha causato vittime né feriti tra i residenti. L’edificio distrutto dal rogo è la Torre dei Moro, ai numeri civici 32 e 34 di via Antonini. Il complesso, costruito una decina di anni fa, nell’ambito di un piano di recupero del Comune di Milano è costituito da due piani interrati, adibiti ad autorimesse, posti auto, cantine e locali tecnici, da un piano fuori terra adibito ad attività commerciale, da una parte superiore in cui sono state realizzate unità immobiliari disposte su due livelli e, da una torre residenziale di 16 piani che raggiunge i 60 metri di altezza. I residenti sono circa 150, divisi in circa 60 nuclei familiari.
Le fiamme sarebbero partite dal 15esimo piano per cause ancora da accertare e si sarebbero propagate in circa 30 minuti attraverso la facciata esterna dell’edificio che, secondo il racconto dei residenti “si è sciolta come burro”, con i pannelli di rivestimento “trasformati in proiettili infuocati che si staccavano dalla facciata uno dopo l’altro e saltavano per aria finendo in strada. Quegli stessi pannelli che danno all’edificio la forma delle vele di una nave e su cui ora si appunta il dubbio che non fossero ignifughi come dovevano essere.
Dalla strada erano visibili le fiamme all’interno del grattacielo, soprattutto ai piani alti. E fino alle 4 del mattino, a circa settecento metri in linea d’aria, l’odore di fumo era piuttosto acre, tanto da dover costringere molti a chiudere le finestre. Le operazioni di spegnimento hanno impegnato i vigili del fuoco per oltre 12 ore, fino a stamani.
L’innesco
Le fiamme sarebbero partite dal 15esimo piano per cause ancora da accertare e si sarebbero propagate in circa 30 minuti attraverso la facciata esterna dell’edificio che, secondo il racconto dei residenti “si è sciolta come burro”, con i pannelli di rivestimento “trasformati in proiettili infuocati che si staccavano dalla facciata uno dopo l’altro e saltavano per aria finendo in strada. Quegli stessi pannelli che danno all’edificio la forma delle vele di una nave e su cui ora si appunta il dubbio che non fossero ignifughi come dovevano essere.
L’inchiesta
La Procura di Milano ha aperto un’indagine per disastro colposo a carico di ignoti per il rogo di via Antonini. Lo riferisce il procuratore aggiunto Tiziana Siciliano che coordina le indagini assieme al sostituto Pasquale Addesso. I due magistrati hanno effettuato un sopralluogo. L’edificio è stato sequestrato anche perché, sottolinea Siciliano, “ora la priorità è mettere il sicurezza il palazzo”. Al momento, aggiunge, è prematuro fare ipotesi sulle cause del rogo.
Le cause
Ma già ieri il sottosegretario all’Interno, Carlo Sibilia, ha dichiarato: “L’innesco del rogo è da accertare ma sembrerebbe che la veloce propagazione delle fiamme sia legata al cappotto termico dell’edificio, il rivestimento esterno dell’edificio”.
I soccorsi
Sul posto sono intervenute 17 tra ambulanze e automediche e anche l’elisoccorso, oltre alle forze dell’ordine e ai vigili del fuoco. Solo per miracolo non ci sono state vittime né feriti. I residenti infatti si sono precipitati fuori dallo stabile appena hanno avvertito l’odore acre di bruciato. Complessivamente si sono registrati 15 intossicati lievi, nessuno dei quali trasportato in ospedale
Vigili del fuoco eroi
I vigili del fuoco, dopo aver evacuato l’edificio casa per casa, hanno iniziato a spegnere le fiamme, partendo da quelle esterne e procedendo verso l’interno equipaggiati con bombole dell’ossigeno a causa dell’aria irrespirabile e densa di fumo nero. “Mai vista una cosa così” ha detto stamani Giuliano Santagata, comandante dei vigili del fuoco di Milano: “È probabile che la facciata fosse fatta di materiale molto combustile”.
Sistema a Cappotto e Reazione al fuoco
L’utilizzo del sistema di isolamento a capotto è una soluzione diffusa che può essere realizzata in diverse tipologie di materiale tra i quali si possono citare a titolo esemplificativo EPS, XPS, Lana di roccia, lana di legno, lana di vetro, sughero, ecc..
La crescente richiesta e posa in opera di cappotti termici, unita ad alcuni gravi incendi avvenuti in ambito internazionale, ha aumentato la sensibilità verso la problematica degli incendi in facciata sia da parte dei Vigili del Fuoco che da parte dei progettisti.
Definizione di Reazione al fuoco
Nel DM 18 Ottobre 2019, la strategia per la reazione al fuoco è affrontata al capitolo S.1. Si tratta di una strategia fondamentale per ridurre il rischio di incendio e limitare la propagazione dello stesso.
Per completezza si riporta l’estratto del DM 18 Ottobre 2019, riguardante la definizione di reazione al fuoco riportata al Capitolo G.1.13:
“Reazione al fuoco: una delle misure antincendio di protezione da perseguire per garantire un adeguato livello di sicurezza in condizioni di incendio ed in particolare nella fase di prima propagazione dell’incendio (pre-flashover). Essa esprime il comportamento di un materiale che, con la sua decomposizione, partecipa al fuoco al quale è stato sottoposto in specifiche condizioni.”
In particolare al paragrafo S.1.7 viene esplicitamente trattato il tema della reazione al fuoco delle facciate, si riporta testualmente: “Sulle facciate devono essere utilizzati materiali di rivestimento che limitino il rischio di incendio delle facciate stesse nonché la sua propagazione, a causa di un eventuale fuoco avente origine esterna o origine interna, per effetto di fiamme e fumi caldi che fuoriescono da vani, aperture, cavità e interstizi.”
Segue successivamente Nota che cita testualmente: “Utile riferimento è costituito dalle circolari DCPST n. 5643 del 31 marzo 2010 e DCPST n. 5043 del 15 aprile 2013 recanti guida tecnica su “Requisiti di sicurezza antincendio delle facciate negli edifici civili””.
Si sottolinea come la reazione al fuoco di un materiale debba essere certificata attraverso prove di laboratorio effettuate presso enti accreditati.
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DIREZIONE CENTRALE PER LA PREVENZIONE I.A SICUREZZA TECNICA
GUIDA PER LA DETERMINAZIONE DEI “REQUISITI DI SICUREZZA
ANTINCENDIO DELLE FACCIATE NEGLI EDIFICI CIVILI”
1 OBIETTIVI
La presente guida tecnica ha i seguenti obiettivi:
a. limitare la probabilità di propagazione di un incendio originato all’interno
dell’edificio, a causa di fiamme o fumi caldi che fuoriescono da vani,
aperture, cavità verticali della facciata, interstizi eventualmente presenti
tra la testa del solaio e la facciata o tra la testa di una parete di
separazione antincendio e la facciata, con conseguente coinvolgimento di
altri compartimenti sia che essi si sviluppino in senso orizzontale che
verticale, all’interno della costruzione e inizialmente non interessati
dall’incendio;
b. limitare la probabilità di incendio di una facciata e la sua successiva
propagazione, a causa di un fuoco avente origine esterna (incendio in
edificio adiacente oppure incendio a livello stradale o alla base
dell’edificio);
c. evitare o limitare, in caso d’incendio, la caduta di parti di facciata
(frammenti di vetri o di altre parti comunque disgregate o incendiate)
che possono compromettere l’esodo in sicurezza degli occupanti l’edificio
e l’intervento delle squadre di soccorso.
2 DEFINIZIONI
2.1 Facciata: l’insieme dei componenti che costituiscono un sistema di
chiusura (materiali, elementi, accessori etc.), progettati, assemblati ed
installati al fine di realizzare l’involucro esterno verticale, o quasi – verticale,
dell’edificio.
2.2 Facciata semplice: Facciata, anche di tipo multistrato, in cui gli strati e
gli elementi funzionali sono assemblati con continuità senza intercapedini d’aria
tra gli strati. Sono considerati come unico strato elementi forati quali laterizi,
blocchetti in cls, vetro-camera, ecc.
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Sono incluse le facciate rivestite con elementi prefabbricati, fissati con legante umido o a secco
in aderenza alla parete esistente sottostante (“cappotti termici”) e le facciate in mattoni o
blocchi dotati di camera d’aria non ventilata per l’isolamento termico.
2.3 Facciate a doppia parete: Facciata di tipo multistrato, in cui gli strati e/o
gli elementi funzionali sono separati da una cavità o intercapedine d’aria
(denominata “corridoio d’aria” o “spazio intermedio”).
Le facciate a doppia parete possono essere di tipo ventilato e non ventilato,
con pareti opache o vetrate. Dal punto di vista della sicurezza antincendio la
facciata a doppia parete non ventilata è assimilabile ad una facciata semplice.
2.3.1 Facciate a doppia parete ventilata non ispezionabile: Facciata a
doppia parete con circolazione d’aria nell’intercapedine di tipo meccanico e/o
naturale. L’intercapedine d’aria può assumere spessori variabili compresi tra un
minimo di 3 cm e un massimo di 60 cm. Generalmente gli spessori sono
compresi tra 5 e 10 cm.
Tale tipologia di facciata può essere a doppia parete ventilata sia verso l’interno che verso
l’esterno.
2.3.2 Facciata a doppia parete ventilata ispezionabile: Facciate a doppia
parete con circolazione d’aria nell’intercapedine di tipo meccanico e/o naturale.
L’intercapedine d’aria può assumere spessori superiori a 60 cm. Nel caso di
intercapedini superiori a 120 cm le due pareti costituiscono, dal punto di vista
della sicurezza antincendio, due sistemi facciata indipendenti.
Tale tipologia di facciata è generalmente composta da un parete esterna vetrata e una parete
interna che può essere semplice con o senza infissi, di tipo curtain wall opaca o vetrata
L ‘intercapedine interna tra le due pareti è attrezzata per consentire il passaggio di addetti alle
operazioni di manutenzione.
2.4 Curtain wall (facciata continua): facciata esterna non portante,
indipendente dall’ossatura strutturale dell’edificio e generalmente fissata
davanti alla testa dei solai e dei muri trasversali. Una facciata continua include
telai, pannelli, superfici vetrate, sigillature, sistemi di fissaggio, giunti,
membrane di tenuta, ecc.
E’ solitamente formata da una intelaiatura, costituita da elementi strutturali lineari interconnessi,
vincolata alla struttura di supporto dell’edificio e riempita a formare una pelle continua leggera e
avvolgente,/ che fornisce, di per sé o insieme all’edificio, tutte le normali funzioni di una parete esterna,
ma tale da non avere funzioni portanti per lo stesso edificio. E’ caratterizzata da una continuità
dell’involucro rispetto alla struttura portante dell’edificio, che in genere resta interamente arretrata
rispetto al piano della facciata (v. UNÌ-EN 13119:2007, EN 13830).
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La facciata continua è generalmente progettata con struttura di alluminio estrusa (ma può essere anche
con intelaiatura di legno, acciaio, pvc o altro) ed è generalmente tamponata con pannelli in vetro. Altre
chiusure comuni includono: rivestimenti esterni in pietra, in pannelli di metallo o di legno, in strisce
distaccate di vario materiale (tipo persiana o frangisole), finestre apribili ecc_
2.5 Parete aperta: parete esterna costituita, per almeno il 50 % della sua
superficie da giunti, griglie fisse o mobili (che si aprono automaticamente in
caso di incendio di almeno 60 gradi rispetto alla posizione di chiusura)
distribuiti in modo sufficientemente uniforme, o infine, da pannelli realizzati
con materiali che a temperature inferiori a 200 °C si rompono e cadono.
2.5 Parete chiusa: parete esterna che non rispetta i criteri della parete
aperta.
2.6 Kit: nell’accezione della Direttiva Prodotti da Costruzione (DPC) e del
nuovo Regolamento Prodotti da Costruzione’ (CPR), un kit è equivalente ad un
prodotto da costruzione. Un prodotto da costruzione è un kit quando è
costituito da una serie di almeno due componenti separati che necessitano di
essere uniti per essere installati permanentemente nelle opere (es.: per
diventare un sistema assemblato). Per rientrare nello scopo della DPC (o del
CPR), un kit deve soddisfare le seguenti condizioni:
i) il kit deve essere collocato sul mercato consentendo all’acquirente di
comperarlo in un’unica transazione da un singolo fornitore;
il) il kit deve possedere caratteristiche che consentano alle opere nelle
quali è incorporato di soddisfarei requisiti essenziali, quando le opere
sono soggette a regole che prevedano detti requisiti.
Esistono due possibili tipi di kit: quelli in cui il numero e il tipo dei componenti
sono predefiniti e rimangono costanti e quelli in cui il numero, il tipo e la
disposizione dei componenti cambia in relazione a specifiche applicazioni.
REGOLAMENTO (1.1El N. 30.51201i DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO del 9 marzo 2011 che fissa
condizioni armonizzate p-er la commercializzazione dei prodotti da costruzione e che abroga la direitiva 89/106/CU del Consiglio
(Gamma ufficiale dell’Unione europea L 88/5 del 4.4.201 1 ).
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3 REQUISITI DI RESISTENZA AL FUOCO E COMPARTIMENTAZIONE
3.1 Regole generali
Non sono richiesti requisiti di resistenza al fuoco per gli elementi della facciata
che appartengono a compartimenti aventi carico d’incendio specifico, al netto
del contributo rappresentato dagli isolanti eventualmente presenti nella
facciata, minore o uguale a 200 MJ/mq. Non sono altresì richiesti requisiti di
resistenza al fuoco per gli elementi della facciata che appartengono a
compartimenti all’interno dei quali il valore del carico di incendio specifico è
superiore a 200 Mi/mq se essi sono provvisti di un sistema di spegnimento ad
attivazione automatica.
3.2 Facciate semplici e curtain walls
La facciata deve presentare in corrispondenza di ogni solaio e di ogni muro
trasversale, con funzione di compartimentazione, una fascia, realizzata come
descritto in Allegato, costituita da uno o più elementi costruttivi di classe di
resistenza al fuoco E60-ef (o,i). Nel caso delle facciate di tipo curtain wails
ovvero in tutti i casi in cui l’elemento di facciata non poggi direttamente sul
solaio è inoltre richiesto che l’elemento di giunzione della facciata ai solai e ai
muri trasversali dei compartimenti sia di classe di resistenza a! fuoco EI6O.
Le parti di facciata appartenenti alla fascia di cui sopra, che devono possedere i
requisiti di resistenza al fuoco, possono presentare aperture a condizione che,
in corrispondenza delle stesse, sia previsto, in caso di incendio, l’intervento
automatico di apposita serranda tagliafuoco, o sistema equivalente, avente il
medesimo requisito di resistenza al fuoco previsto per le parti di facciata.
3.3 Facciate a doppia parete ventilate non ispezionabili
3.3.1 Parete esterna chiusa
Nel caso di facciate a doppia parete ventilate non ispezionabili con parete
esterna chiusa, se l’intercapedine è dotata in corrispondenza di ogni vano per
finestra e/o porta-finestra e in corrispondenza di ogni solaio di elementi di
interruzione non combustibili e che si mantengono integri durante l’esposizione
al fuoco, la parete interna deve obbedire alle stesse regole delle facciate
semplici. Non sono richiesti gli elementi orizzontali di interruzione in
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corrispondenza dei solai se nell’intercapedine è presente esclusivamente
materiale isolante classificato almeno Bs3d0 ovvero se la parete interna ha,
per l’intera altezza e per tutti i piani, una resistenza al fuoco E130,
3,3.2 Parete esterna aperta
Nel caso di facciate a doppia parete ventilate non ispezionabili con parete
esterna aperta, la parete interna dovrà presentare analoghi requisiti di
resistenza al fuoco delle facciate semplici, se nell’intercapedine è presente
esclusivamente materiale isolante classificato almeno Bs3d0 ovvero dovrà
avere, per l’intera altezza e per tutti i piani, una resistenza al fuoco E130 se
nell’intercapedine è presente materiale isolante con classificazione di reazione
al fuoco inferiore.
3.4 Facciate a doppia parete ventilate ispezionabili
3.4.1 Parete esterna chiusa – Intercapedine interrotta da elementi di interpiano
resistenti al fuoco
Nel caso di facciate a doppia parete ventilate ispezionabili con parete esterna
chiusa, se l’intercapedine è interrotta da solai o setti di compartimentazione
E60 per ciascun piano, la parete esterna ovvero la parete interna devono
obbedire alle stesse regole delle facciate semplici.
Nei solai e setti resistenti al fuoco che interrompono l’intercapedine, possono
essere praticate aperture allo scopo di consentire la circolazione di aria
all’interno dell’intera intercapedine, a condizione che sia mantenuta salva la
continuità della compartimentazione di interpiano attraverso l’intervento, in
caso d’incendio, di dispositivi automatici di chiusura aventi requisito di
resistenza al fuoco E60.
3.4.2 Parete esterna chiusa – Intercapedine priva di interruzioni
Nel caso di facciate a doppia parete ventilate ispezionabili con parete esterna
chiusa, se l’intercapedine è priva di interruzioni orizzontali, la parete interna
dovrà avere, per l’intera altezza e per tutti i piani, una resistenza al fuoco
EW30 (i1-o). Nel caso in cui la parete interna sia di tipo Curtain Walls è inoltre
richiesto che l’elemento di giunzione della facciata ai solai e ai muri trasversali
dei compartimenti sia di classe di resistenza al fuoco E160.
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DIREZIONE CENTRALE PER LA PREVENZIONE E LA SICUREZZA TECNICA
3,4.3 Parete esterna aperta
Nel caso di facciate a doppia parete ventilata ispezionabili con parete esterna
aperta, la parete interna dovrà presentare analoghi requisiti di resistenza al
fuoco delle facciate semplici.
3.4,4 Misure Alternative
In alternativa alle prescrizioni 3.4.1, 3.4.2 e 3.4.3 è possibile dotare la facciata
di un sistema automatico di spegnimento ad acqua, posizionato all’interno delle
due pareti e dimensionato in modo da garantire una densità di scarica non
inferiore a 10 limin•m2 sulle pareti interne della facciata che potranno avere
superfici vetrate purché in vetro temperato con trattamento HST (Heat Soak
Test).
La portata dell’impianto, da considerarsi aggiuntiva alla portata destinata ad
altri impianti di spegnimento previsti per l’edificio, deve essere tale da
garantire il funzionamento contemporaneo, in erogazione, degli ugelli del piano
immediatamente superiore a quello interessato dall’incendio, mentre la durata
dì scarica degli erogatori dovrà essere almeno pari a 60 minuti.
L’impianto deve essere comandato da apposito sistema di rivelazione incendi a
servizio di ciascun piano dell’edificio e i dispositivi di erogazione, posti al di
sopra di ciascun piano, devono essere orientati verso la parete interna.
Lo spazio intermedio o “corridoio d’aria”, inoltre, dovrà essere provvista di
sistema di evacuazione dei fumi, orientativamente individuabile attraverso una
superficie di ventilazione naturale, realizzata sia nella parte bassa che nella
parte alta della facciata, di area pari al 10 O/ della sezione orizzontale
dell’intercapedine stessa.
3.5 Verifica dei requisiti di resistenza al fuoco
La conformità di un sistema di facciata ai criteri stabiliti deve essere
comprovata con riferimento ad uno dei seguenti metodi:
3.5.1 Metodo basato su prove
La porzione della facciata (fascia) per la quale è previsto il requisito di
resistenza al fuoco viene verificata sperimentalmente secondo le seguenti
indicazioni:
a) per facciate semplici poggianti sui solai si applica la norma EN 1364-1
(Prove di resistenza al fuoco per elementi non portanti – Muri);
h
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b) per facciate tipo Curtain Walls si applica la norma EN 1364-4 (Prove
di resistenza al fuoco per elementi non portanti – Facciate continue in
configurazione parziale);
c) nel caso in cui la facciata di tipo Curtain Walls debba garantire il
requisito di resistenza al fuoco per tutto lo sviluppo e non
limitatamente alla fascia prospiciente i solai e i muri di
compartimentazione, anziché la norma indicata al punto precedente,
si applica la norma EN 1364-3 (Prove di resistenza al fuoco per
elementi non portanti – Facciate continue in configurazione totale);
d) per prodotti di sigillatura lineare si applica la norma EN 1366-4 (Prove
di resistenza al fuoco per impianti di fornitura servizi – Sigillanti per
giunti lineari).
La norma di classificazione EN 13501-2 fornisce la procedura di dassificazione
delle facciate semplici e Curtain Walls secondo i criteri E, 1 con i suffissi “i”
(inside) e “o” (outside) legati da una freccia per indicare il verso di esposizione
al fuoco, nonché il suffisso -ef nel caso in cui la classificazione sia resa nei
confronti dell’esposizione al fuoco esterno, così come definito nel D.M. 9 marzo
2007. La norma di classificazione EN 13501-2 fornisce altresì le indicazioni
circa le norme per le applicazioni estese dei risultati di prova (E CAP) che
dovessero rendersi disponibili. Sono comunque applicabili alle facciate i
contenuti del punto B.8 del D.M. 16 febbraio 2007.
3.5.2 Metodo basato su calcoli e tabelle
Per gli elementi di facciata realizzati con elementi pesanti in calcestruzzo,
pietra o muratura, ossia costituiti da materiali poco deformabili alle alte
temperature, la verifica ai fini della classificazione di resistenza al fuoco può
essere eseguita facendo ricorso al D.M. 16/2/2007. Al tale proposito si
rammenta che il requisito E160 di una parete garantisce automaticamente
anche il requisito E160-ef
Per gli elementi di facciata realizzati con elementi di tipo leggero sono al
momento indisponibili soluzioni basate su calcoli o riferimento a tabelle.
Per gli elementi strutturali la verifica ai fini della classificazione R60-ef può
essere eseguita facendo ricorso al D.M. 16/2/2007.
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4. REAZIONE AL FUOCO
I prodotti isolanti presenti in una facciata, comunque realizzata secondo
quanto indicato nelle definizioni di cui al punto 2, devono essere almeno di
classe 1 di reazione al fuoco ovvero classe B-s3-d0, in accordo alla decisione
della Commissione europea 2000/147/CE del 8.2.2000.
La predetta classe di reazione al fuoco, nel caso in cui la funzione isolante della
facciata sia garantita da un insieme di componenti unitamente
commercializzati come kit, deve essere riferita a quest’ultimo nelle sue
condizioni finali di esercizio.
I prodotti isolanti, con esclusione di quelli posti a ridosso dei vani finestra e
porta-finestra per una fascia di larghezza 0,60 m e di quelli posti alla base
della facciata fino a 3 m fuori terra, possono non rispettare i requisiti di
reazione al fuoco richiesti al primo capoverso purché siano installati protetti,
anche all’interno di intercapedini o cavità, secondo le indicazioni seguenti:
prodotto isolante C-s3-d2 se protetto con materiali almeno di classe A2;
prodotto isolante di classe non inferiore ad E se protetto con materiali
almeno di classe Al aventi uno spessore non inferiore a 15 mm.
soluzioni protettive ulteriori possono essere adottate purché supportate da
specifiche prove di reazione al fuoco su combinazione di prodotti (supporti,
isolanti, protettivi) rappresentativi della situazione in pratica che
garantiscano una classe di reazione al fuoco non inferiore ad i ovvero B-
s3-dO
Limitatamente alle pareti ventilate non ispezionabili le protezioni sopra definite
possono non essere applicate se la parete rispetta le prescrizioni di cui al
precedente punto 3,3.
Le guarnizioni, i sigillanti e i materiali di tenuta, qualora occupino
complessivamente una superficie maggiore del 10°/o dell’intera superficie della
facciata, dovranno garantire gli stessi requisiti di reazione al fuoco indicati per
gli isolanti.
Tutti gli altri componenti della facciata, qualora occupino complessivamente
una superficie maggiore del 40% dell’intera superficie della facciata, dovranno
garantire gli stessi requisiti di reazione al fuoco indicati per gli isolanti.
Per gli elementi in vetro non viene richiesta alcuna prestazione di reazione al
fuoco.
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Qualora elementi metallici (staffe, perni, viti, ecc.) o impianti, suscettibili in
condizioni di esercizio di raggiungere temperature superiori a 150 °C,
attraversano prodotti isolanti che non rispettano i requisiti di reazione al fuoco
richiesti al primo capoverso, è necessario separare tali elementi dal contatto
diretto con il prodotto isolante.
5. ESODO DEGLI OCCUPANTI E SICUREZZA DELLE SQUADRE DI
SOCCORSO
Nel caso in cui le facciate siano composte da materiali fragili ovvero che in caso
di incendio possono dare luogo a rotture e distacchi di parti non minute, deve
essere assicurato che gli sbarchi delle vie di esodo e i luoghi sicuri esterni
risultino protetti dalla caduta delle parti della facciata.
Il dimensionamento e/o la progettazione del sistema di esodo dovrà
necessariamente tenere conto della difficoltà di accesso all’edificio dall’esterno,
in caso di incendio, da parte delle squadre di soccorso. È tuttavia possibile
inserire in zone ben individuabili dalle squadre di soccorso dei serramenti
facilmente apribili dall’esterno, nel rispetto dei requisiti di accessibilità dei
mezzi VV.F. .
Nel sistema di esodo è vietato l’utilizzo della cavità o intercapedine nelle
facciate a doppia parete da parte degli occupanti ai fini della evacuazione
ALLEGATO
1. Fascia di separazione orizzontale tra i compartimenti (propagazione verticale dell’incendio)
La porzione della facciata (fascia) avente uno o più elementi costruttivi resistenti al fuoco è
costituita da (Schemi A e B):
una sporgenza orizzontale continua a protezione della parte della facciata situata al di sopra del
solaio. di larghezza “a” uguale o superiore a 0,6 m. raccordata al solaio ovvero:
un insieme di elementi come di seguito descritti:
una sporgenza orizzontale continua a protezione della parte delta facciata situata al di sopra del
solaio di larghezza “a”, raccordata al solaio;
un parapetto continuo di altezza -b” al piano superiore, raccordato al solaio;
un architrave continuo di altezza “c”, raccordato al solaio.
La somma delle dimensioni a, b, c e d (spessore del solaio) deve essere uguale o superiore ad un
metro; ciascuno dei valori a, b o c può eventualmente essere pari a O.
SCHEMA A
SCHEMA B
2. Fascia di separazione verticale tra i compartimenti (propagazione orizzontale dell’incendio)
La porzione della facciata (fascia) avente uno o più elementi costruttivi resistenti al fuoco è
costituita da una sporgenza di profondità “b” rispetto alla superficie esterna della facciata e
larghezza “a”, quesf ultima uguale, inferiore o superiore alla larghezza del muro di separazione tra i
compartimenti e comunque ad esso raccordata (Schema C).
La somma delle dimensioni “b + a” deve essere uguale o superiore ad un metro.
SCHEMA C
3 Facciate formanti un diedro (a contatto o no)
Quando l’angolo a formato dalle superfici esterne di due facciate o parti di facciate è compreso tra
0′ (facciate una davanti all’altra) e 1800 (facciate allineate). la minima distanza (in metri), misurata
tra le porzioni che non presentano requisiti di resistenza al fuoco almeno pari a E6Oef (o—>i) in
conformità alle specifiche modalità di valutazione previste, deve essere pari a quella indicata nella
seguente tabella:
Distanza minima
0° d1
O’ + 900 d2 = 1 + (d1 —).cos a
90° + 180° d3 = 1 m
> 180° d3 = 1 m (applicato alla sviluppo)
dove di assume i seguenti valori in relazione all’altezza antincendio h dell’edificio:
Altezza antincendio [m]di [ml
h < 24 3,5
24<h<54 8
h > 54 12
SCHEMA D